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Anonymous: il melting pot dell’hacktivismo. Un’intervista con Gabriella Coleman

gabriellacolemanStudiosa di fama internazionale e docente alla McGill University di Montreal, Gabriella Coleman è una profonda conoscitrice di Anonymous, il movimento hacktivista autore di alcuni dei più spettacolari attacchi informatici condotti negli ultimi anni contro istituzioni, governi e multinazionali di tutto il pianeta. Antropologa per formazione, la giovane professoressa statunitense ha seguito l’evoluzione del fenomeno sin dalle sue origini e ha raccolto il materiale prodotto in anni di studi nel volume Hacker, Hoaxer, Whistleblower, Spy: the many faces of Anonymous, in uscita in questi giorni per Verso. L’ho incontrata a Londra, in occasione della presentazione del libro.

L’azione diretta digitale e il supporto di alcuni gruppi hacker a favore dei movimenti sociali non sono certo una novità. Eppure Anonymous rispetto ad altre esperienze passate ha avuto un effetto dirompente, tanto da essere stato definito nel 2011 come un nuovo attore sullo scenario globale. Quali pensi siano le differenze che intercorrono tra le vecchie forme di hacktivism e quelle messe in campo da Anon?

Ci sono diversi motivi per cui Anonymous è profondamente diverso dalle esperienze storiche di hacking che lo hanno preceduto. Le prime forme di azione diretta digitale infatti erano messe in atto da collettivi ben definiti, orientati a sinistra, in un certo senso avanguardisti e fondati su una reciproca fiducia tra membri di gruppi che si conoscevano personalmente. Continua a leggere

Kim Dotcom si candida al parlamento della Nuova Zelanda

kim-dotcom-threw-another-epic-pool-party-this-weekend-photosIl 20 settembre la Nuova Zelanda torna alle urne per eleggere i rappresentanti della camera dei comuni. Sebbene i sondaggi diano vincente John Key, primo ministro al suo secondo mandato e leader del partito Nazionale, non si può certo dire che il premier uscente abbia affrontato una campagna elettorale facile. Motivo? La presenza nelle liste di un nuovo partito, il Mana Internet Party guidato e finanziato da Kim Schmitz.

Ex hacker, imprenditore di origine tedesca e conosciuto al pubblico con lo pseudonimo di DotCom, Schmitz finisce per la prima volta sotto la luce dei riflettori nel 2012 in seguito a un clamoroso raid dell’FBI contro Megavideo.com, popolare sito di filesharing da lui fondato. Dopo solo un anno e con il procedimento penale a suo carico ancora in corso, torna a far clamore grazie al lancio di Mega, nuova piattaforma di condivisione files orientata alla tutela della privacy degli utenti. Infine nel 2014 sceglie di “scendere in campo” con una formazione politica il cui programma prevede l’abbattimento dei costi per l’accesso alla rete, una legislazione più morbida in fatto di proprietà intellettuale, maggiori investimenti nell’economia digitale e l’introduzione di un set di norme volte a tutelare la riservatezza del cittadino a fronte della sorveglianza di massa dilagante. Continua a leggere

Google, Wikileaks e la lotta per l’impero delle menti

when_google_met_wikileaksApparentemente Google e Wikileaks hanno molto in comune. Sebbene di tipo non statuale, entrambe sono organizzazioni considerate alla stregua di superpotenze internazionali, per via della loro centralità all’interno dei circuiti d’informazione globale. Dall’alto delle rispettive plance di comando combattono la stessa battaglia – quella per il controllo delle menti –, che conducono attraverso network e piattaforme di comunicazione. Negli ultimi anni, oltre ad aver gettato scompiglio nel sonnecchiante mondo del giornalismo tradizionale, hanno ridefinito lo steccato di valori legittimi entro cui operano gli attori politici. Apertura e trasparenza – a dispetto del loro modello organizzativo imperniato su meccanismi opachi – sono i loro cavalli di battaglia, le loro parole d’ordine, assunte come proprie anche da gran parte dei movimenti sociali sorti in tutto il mondo a partire dal 2011.

A dividere Davide e Golia c’è però una radicale divergenza di vedute in merito alle future prospettive di governance della rete. Per Julian Assange infatti il potere liberatorio di Internet «è basato sulla sua autonomia e sull’assenza di controllo da parte degli stati» mentre per Eric Schmidt – ex CEO di Big G – esso coincide «con gli obbiettivi della politica estera statunitense e con la capacità di connettere paesi non occidentali a mercati e aziende occidentali». Due posizioni inconciliabili, la cui distanza viene saggiata in When Google met Wikileaks (edizioni Or Books), l’ultimo libro firmato dall’istrionico fondatore del sito di whistleblowing. Continua a leggere

Intervista a Claudio ‘Nex’ Guarnieri

Quest’intervista e’ stata realizzata a margine di Hackmeeting 2014, l’incontro delle controculture digitali italiane, svoltosi presso il centro sociale XM24 di Bologna il 27/28/29 giugno. Una sua versione ridotta e’ stata inizialmente pubblicata sul manifesto mentre la versione estesa e’ stata pubblicata in un secondo momento su Cavallette (12) il blog di Autistici/Inventati. Buona lettura.

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E’ apparsa sul Manifesto di qualche settimana fa un’intervista a Nex, un ricercatore del progetto citizenlab.org. Qui di seguito c’e’ la versione completa della chiaccherata rivista dall’autore dell’articolo (ctrlplus.noblogs.org, twitter.com/ctrlplus_) per cavallette.

Secondo noi e’ interessante per due motivi:

  1. Delinea una visione critica del mondo della sicurezza informatica visto dall’interno.
  2. Citizenlab fa un gran lavoro sui malware come strumento di controllo, spesso rivolto nei confronti di attivisti politici.

In Italia si sta tentando di inserirli nella legislazione come “Captatori Informatici” (un termine che rimanda agli “Elaboratori Computazionali” e ai tecnici in camice bianco…), perche’ malware, backdoor, trojan suonavano evidentemente male. Continua a leggere

L’hackmeeting va in scena

logo_back_black_hackit0x11Qualcuno diceva che la scena hacker era morta. Si sbagliava. O almeno così sembra, a giudicare dal fitto programma di Hackmeeting 2014. Il raduno annuale delle controculture digitali è ai blocchi di partenza e sono centinaia gli hacker che, da oggi fino a domenica, scenderanno in pista per dare vita a una tre giorni di creatività e sperimentazione collettiva, all’insegna di un approccio critico verso le tecnologie digitali.

La sede dell’evento è Bologna, la cornice quella del centro sociale XM24. Nello spazio occupato di via Fioravanti i lavori di preparazione fervono da settimane e negli ultimi giorni diversi “smanettoni” si sono già presentati alla sua porta. Vengono da tutta Italia, qualcuno pure dall’estero. Una volta varcato il cancello dell’ex mercato ortofrutticolo e appoggiato il voluminoso zaino che si portano appresso, cominciano a darsi da fare per contribuire alla riuscita del meeting: c’è chi sistema l’impianto elettrico, chi monta il tendone sotto cui si potrà cercare un po’ di sollievo dalla calura estiva, chi falcia l’erba del prato adibito a camping e chi, naturalmente, cabla le stanze che ospiteranno i talk nel week end. Continua a leggere

Google senza buoni e cattivi

ippolita_coverAttivo fin dal 2005, il gruppo di ricerca Ippolita si è presto affermato come una delle voci più autorevoli nel panorama italiano della teoria critica della rete. A due anni di distanza dal loro ultimo lavoro (Nell’acquario di Facebook, opera in cui veniva decostruito il progetto anarco-capitalista che anima il social network in blu), il collettivo di filosofia radicale torna in questi giorni nelle librerie con il volume La rete è libera e democratica. Falso!. Li abbiamo intervistati.

Glenn Greenwald, il giornalista che ha portato alla luce le rivelazioni di Edward Snowden, in una recente intervista al Manifesto ha sostenuto che «le forme di controllo servono a sorvegliare (e punire, proprio come sostiene Michel Foucault) gli elementi “cattivi” della società, all’interno di una divisione tra buoni e cattivi che crea la legittimazione alle forme di controllo». Ippolita però, più che sulla nozione di “società del controllo”, insiste su quella di “società della prestazione”. Quale differenza passa tra i due concetti?

Siamo abituati a pensare che il tema del controllo sociale sia di esclusivo appannaggio politico, mentre ora è diventato anche una prerogativa commerciale. La capacità di stoccaggio dati di una società come Google infatti è senza dubbio superiore rispetto a quella di qualsiasi stato. E questo per il semplice fatto che Big G ha sviluppato ormai da anni un know how specifico in quest’ambito. Continua a leggere